Il culto di Iside in Italia
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Il mito di Iside
Iside appartiene alla categoria delle grandi Dee Madri, in quanto Dea della fertilità che insegnò alle donne d’Egitto l’agricoltura.
Il culto e la religione di Iside-Osiride durò migliaia di anni e subì forti variazioni fra la forma antica (3000 AC) e la forma ellenistica con misteri e iniziazioni (500 AC), di cui abbiamo notizie da Plutarco. Fu una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mar Mediterraneo.
Dall’epoca tolemaica la venerazione per la Dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico fino a Roma. Da qui il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all’inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l’impero romano.
Quando era nata in egitto, il nome della Dea era Au Set che significa “regina eccellente” o semplicemente spirito. Ma i greci colonizzatori alterarono la pronuncia fino a farne il familiare nome Iside, un nome che venne usato per generazioni allorchè il culto della Dea si diffuse dal delta del Nilo alle rive del Reno.
Fu identificata da altri popoli con nomi diversi: in Grecia come Era, ma anche Demetra, Afrodite e Selene.
Essa è all’origine di molti altri miti, misteri e riti. La Dea egiziana, che con Osiride e il figlio Horus formano la triade suprema della religione egizia, è menzionata fin dai Testi della Piramide del 2.400 AC.
Iside a Roma
Con la conquista dell’Egitto si manifestò un’ondata di interesse nei confronti dell’arte e della cultura egizia, ma il culto di Iside non godette dello stesso favore, né con Augusto, né con Tiberio. Sotto Tiberio in particolare si manifestarono le più feroci persecuzioni contro la religione isiaca. Con Caligolainvece cambiò del tutto l’atteggiamento del potere. I culti isiaci furono accettati e considerati con maggiore interesse, fino a diffondersi facilmente in tutto l’Impero. L’apice della diffusione del culto si raggiunse con Caracalla (211-217 DC) che lo promosse a religione di Stato. Iside veniva raffigurata con corpo di donna, con spire di serpente o come coppia di serpenti con le code unite, o come serpente che si morde la coda. Molti sono gli amuleti di piccolissime dimensioni ispirati a lei per i suoi poteri di guarigione, di protezione delle donne incinte e dei neonati.
A Roma il culto isiaco ebbe una diffusione di gran lunga maggiore rispetto a quello di Dionisio (Bacco) e Cibele. Iside viene considerata la Dea della natura, della fecondità, la madre di tutte le cose, la dea universale.
Il più celebre tempio di Iside a Roma è quello di Campo Marzio, testimoniato nella Forma Urbis di epoca Severiana.
I musei romani che ospitano quanto rimane del culto di Iside sono:
- Museo Nazionale Romano
- Museo del Palazzo dei Conservatori
- Palazzi Apostolici
- Museo Capitolino
- Appartamento Borgia
- Città del Vaticano
- Museo Gregoriano Egizio
- Città del Vaticano
Iside a Pompei
Il tempio di Pompei è il più completo tra quelli riportati alla luce, ricoperto dalla cenere durante l’eruzione del Vesuvio del 79 DC Alcuni affreschi originali e oggetti facenti parte dell’arredo sacro dell’Iseo pompeiano sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Iside a Benevento
A Benevento resiste il nucleo di sculture egizie più importante al mondo dopo l’Egitto. Elio Galasso, importante ricercatore italiano, recupera quel filo che unisce tutte le cose e ritrova così un forte legame tra Iside e la figura della strega.
Iside a Benevento, per via della sua natura magica, può essere considerata l’antenata delle “streghe”, per questo era chiamata anche la “Ricca di Misteri”.
La statua del Bue Apis (che si trova all’inizio del Viale San Lorenzo, sul lato destro), a lei dedicato, reca sul fianco la falce della Luna al cui chiarore volavano, secondo la leggenda, le streghe di Benevento.
Un ritrovamento del 1903 ha portato alla luce un altare dedicato alla Dea: alla sommità era scolpito un serpente attorcigliato (la vipera d’oro), lo stesso animale che i Longobardi adorarono quando arrivarono a Benevento.
Questo perché Benevento è stata altresì capitale della Longobardia Minor, il ducato longobardo più importante in Italia dopo quello della Lombardia.
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